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Un tremendo boato rade al suolo San Mango sul Calore.
Sono le ore 19.35 di domenica 23 novembre 1980.
Il bilancio è subito terrificante.
Si odono le urla dagli enormi cumuli di macerie.
Si chiede aiuto.
I più fortunati, schivati dall’immane sciagura, iniziano con
frenesia a scavare tra le rovine, con quello che hanno a disposizione.
Finalmente, intorno alla mezzanotte, arrivano i primi soccorsi.
Otto militari, della Caserma Berardi di Avellino, giungono a San Mango armati di tanta buona volontà e di qualche piccone, e di qualche badile. Si danno un gran da fare i medici del luogo che con grande spirito di abnegazione, si prendono cura dei feriti e delle prime persone tratte in salvo dai cittadini di San Mango improvvisatosi soccorritori per necessità. Intanto la notte trascorre inesorabile sotto le stelle, e fortunatamente non fa troppo freddo.
Il giorno dopo iniziano ad arrivare i primi soccorsi. Sono i Vigili del Fuoco di Trento che si prodigano con immane spirito di sacrificio, sfidando il tempo, con la speranza di
trovare ancora qualcuno vivo.
Si iniziano a contare i morti, sono decine ed iniziano a scarseggiare anche le bare.
Alla fine la lista dei periti terminerà al numero 84.
Giungono, intanto, i Volontari.
Gente comune che è animata solo dalla voglia di aiutare gli altri che nutre un amore profondo verso i fratelli del Sud martoriati dall’inaspettata tragedia. I primi ad arrivare sono i Volontari di Foligno (PG), seguiti dai Volontari della Misericordia di Prato guidati da Giovanni Cini (fondatore della Misericordia in Provincia di Avellino), il quale si guadagnerà poi, l’appellativo di “Giovanni ‘a Misericordia”.
La gara di solidarietà non ha fine. Gli aiuti arrivano da ogni dove.
Iniziano ad arrivare le prime roulottes e le prime tende.
Il Governo Italiano affida alla Regione Abruzzo la gestione degli aiuti per quanto riguarda il Comune di San Mango sul Calore. Un valido contributo viene offerto dalla Caritas di Reggio Emilia e dai medici volontari di Catania che si occupano, coordinati dall’Ispettore Angrilli della Guardia Forestale della Regione Abruzzo, della situazione sanitaria del Comune.
Gli alloggi provvisori (tende e roulottes) non bastano a coprire i centinaia di senza tetto.
Ma non vi è pace e sistemazione nemmeno per chi è rimasto, PRIVO DI SOGNI, nella piazza del Comune; infatti scarseggiano le bare.
Si opta, allora, per le fossi comuni.
Ora gli 84 morti sono tutti assieme, distinti solo,
da un numero e da una croce bianca.