S. Angelo dei Lom. - IRPINIA 23 novembre 1980 - ore 19.35 - Per Non Dimenticare

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S. Angelo dei Lom.

SANT’ANGELO DEI LOMBARDI: IL PAESE NON ESISTE PIU’.
Cinquemila abitanti.
Alle 19.35 di domenica 23 novembre ’80 un tremendo boato, un’esplosione
nella terra pari a un milione di tonnellate di tritolo,
dilania i corpi di centinaia di persone.
“Benvenuti a Sant’Angelo dei Lombardi”, dice il cartello, ma
l’accoglienza è degna dell’apocalisse. IL PAESE NON ESISTE PIU’.
Il Corso Vecchio, è costeggiato da due lunghi cumuli di macerie.
Non c’è più Circolo Sociale, il Sindaco, Guglielmo Castellano,
è morto lì a soli 32 anni; non c’è un barbiere,
non più un bar, la farmacia.
L’Ospedale, nuovo anche quello, è in parte crollato rotolando a
valle come in una discarica. Manca acqua, luce e riscaldamento.
Arrivano i primi soccorsi. Vicino alla centralina ENEL, vengono
issate le prime tende. Manca la cucina da campo. Con i primi
fuoristrada si distribuisce un po’ di latte, qualche biscotto.
Non c’è un solo sguardo che non narri la propria disperazione;
l’angoscia; la paura di un inverno già avanzato. E la paura più
grande è non vedere arrivare tutti i soccorsi. SUBITO.
Non dà alcun senso di sicurezza il continuo volteggiare di due
elicotteri della Finanza e dei Carabinieri.
Tanto rumore, poco aiuto, tanta distrazione dai propri pensieri e
dalle voci “di sotto”. Arriva intanto, il Gen. Repole, Comandante
della Divisione Corazzata Ariete, di stanza a Pordenone.
Sant’Angelo dei Lombardi, suo paese natio, non c’è più,
è rimasta la gente. Tanta.
Con l’arrivo della pioggia e del freddo sopraggiungono i primi
veri problemi per questa gente già duramente provata da questa
autentica “apocalisse”. Le tendopoli sono interamente allagate,
i cumuli di polvere e di macerie sono trasformati in un autentico
ammasso melmoso. Molte delle tende e roulottes arrivate sono bloccate
ancora all’ingresso del paese, manca, a quattro giorni dal disastro,
un coordinamento per un servizio di
smistamento efficiente del materiale.
Il numero dei morti continua salire, si fermerà al numero 368.
Contare i morti, a questo punto, è diventata un’operazione
agghiacciante e assurda: i numeri non restituiranno mai l’immane
sciagura che si è abbattuta su questo paese.


 
 
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